La mia ricerca più recente si articola in una serie di lavori dal titolo “Le Cementine”.
Queste tele vogliono evocare, nella forma e in alcuni casi anche nel contenuto, le antiche piastrelle esagonali che con i loro motivi geometrici hanno fatto la storia dei pavimenti tra l’800 e il 900 in Italia, anticipando sicuramente l’optical art.
Le composizioni emulano i “tappeti” e creano illusioni ottiche in anticipo sulle tendenze artistiche degli anni Sessanta. Le mie opere vogliono prendere questo prodotto artigianale e renderlo contemporaneo: un classico contenitore di forme innovative e nuove sperimentazioni inedite.
L’esagono diventa simbolo, pretesto per dipingere, forma perfetta, struttura geometrica e soggetto che permette la nascita di qualcosa di nuovo al suo interno, nuove forme in divenire. La ricerca è quindi piuttosto formale, ed è caratterizzata da un aspetto fortemente ludico. È un intreccio di forme e di linee che si spostano da un supporto all’altro e creano nuove connessioni che possono essere trasformate in qualsiasi momento, basta sostituire o aggiungere un nuovo pezzo alla composizione.
Spesso i lavori sono degli “incompiuti”, dei non finiti. Ovvero, le linee non si chiudono nei limiti dati dalla tela ma idealmente proseguono nel loro cammino, passando attraverso altre superfici immaginarie, non date e che quindi ognuno può tracciare come vuole.
E’ così che mi piace pensare i mei lavori, come dei tasselli di un percorso da costruire, ognuno a suo modo, dove ci si incontra in certi punti, si hanno delle visioni comuni, e poi si prosegue ognuno per il proprio cammino, come delle trame scoperte di un grande tappeto.